Alaìde, l’emozione con l’accento sulla “i”

Tempo di lettura stimato: 3 minuti

A Lucca, nell’immediata periferia suburbana, un ristorante dove sognare ad occhi aperti

Essenziale, intensa, l’emozione del benessere tout court

Andiamo fieri del nostro “Progetto Ristoranti”, con il quale ogni mese suggeriamo un differente luogo del gusto, dove il concetto di wellness diventa essenzialmente sensazione tangibile del piacere tout court, non solo palato, ma piacevolezza dell’accoglienza, atmosfera e rispetto della scelta delle materie prime di ottima qualità, oltre alla personalità indiscutibile nella presentazione del proprio profilo enogastronomico.

Ecco’incontro con Alaìde è stato casuale, indipendente dal Progetto, e quindi siamo particolarmente felici di rendere merito a questa sinergia.

Dicevamo, Alaìde – con l’accento sulla “i” – l’abbiamo incontrato per caso, come nelle migliori delle coincidenze sentimentali. Nel deserto della periferia suburbana di Lucca, in un edificio che non ispira l’idea di ciò che trovi al suo interno: un bistrot di sapore statunitense, dove amano e propongono – negli Stati Uniti – la miglior cucina francese. Ad Alaìde però si parla italiano, la migliore cucina italiana, talento sorprendente e orgogliosamente umile di un team in cui c’è dell’arte oltre alla competenza e alla voglia di far star bene: senza esagerare in niente, neanche nel prezzo (in questo caso più basso rispetto al valore intrinseco ed estrinseco di ciò che si gusta).

Linee essenziali in tutto, dall’arredamento all’impiattamento. Emozioni forti all’assaggio, che arrivano a 140 bpm senza fatica, morbida sensualità e intensità in una unione inscindibile.

Eccellenza che parte dal servizio attento e ben preparato nella spiegazione delle portate e nell’abbinamento con i vini, presentate in modo appassionato, comprensive dell’ entrée, il pane fatto in casa, il predessert e la piccola pasticceria che accompagna il caffé.

L’ideatore di Alaìde è Alessandro Ercoli e gli abbiamo chiesto poco. Il giusto. Per potervi incuriosire e invitare a vivere in prima persona l’esperienza Alaìde, con chi amate, con chi avete piacere di condividere le emozioni preziose: per una sera o molto di più.

Come e quando hai incontrato la passione per la cucina?

Ho iniziato questo percorso dopo gli studi fatti al liceo artistico di Lucca, perché sentivo la necessità di buttarmi nel mondo del lavoro senza però rinunciare a quella parte artistica a cui avevo dedicato molti anni. Inoltre la cucina mi è venuta in contro a braccia aperte perché ha segnato da molto la mia famiglia come un fil rouge: mio nonno e suo fratello sono stati due cuochi conosciuti nel panorama lucchese e non solo.

Da cosa è caratterizzato il progetto di Alaide?

Alaìde nasce perché, nonostante le difficoltà che ci sono in questo momento, sentivo giusto iniziare e raccontare la mia storia nella città in cui ho sempre vissuto.

Perché questo nome?

Alaìde, con l’accento sulla “i”, era il nome di mia nonna materna. Ho scelto questo nome perché se ne è andata prima che io iniziassi questo percorso e mi sembrava giusto poterla onorare in questo modo.

Cosa contraddistingue la proposta culinaria di Alaide?

Il nostro lavoro qui ad Alaìde si basa principalmente sulla ricerca. Prima sulle materie prime e successivamente sulle lavorazioni e gli abbinamenti. Per arrivare al risultato finale di un piatto dal gusto semplice, preciso ma allo stesso tempo caratterizzato da una interpretazione personale con abbinamenti non convenzionali.

Mi presenti il tuo team?

Il mio team è formato da Marco Rosati, il mio braccio destro in cucina a cui ho affidato la gestione dei dolci e che ogni volta ci stupisce con dessert estremi ma allo stesso tempo gustosi. Come il gelato al fungo porcino. La sala invece è seguita da Piero Lucchesi, classe 1978. Le parti del mondo in cui non ha lavorato le ha girate durante i suoi viaggi. È un professionista a tutto tondo e riesce a fare sentire a proprio agio ogni tipo di cliente.

Se tu dovessi indicare un tema musicale o un film per raccontare lo stile di Alaìde cosa sceglieresti?

Come genere musicale sceglierei l’ electro swing perché può essere visto come qualcosa di nuovo con delle basi classiche e allo stesso tempo qualcosa di classico contaminato dalla novità…

CHIAMA E PRENOTA L’EMOZIONE CON L’ACCENTO SULLA “I”

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